“Cepi esprime le proprie perplessità e preoccupazioni riguardo alla possibilità che si profila di trasferire di fatto i Trattamenti di Fine Rapporto dalle aziende ai fondi pensione per la previdenza integrativa”. “Se introdotto il silenzio-assenso, inserito dalla maggioranza di governo nella lista degli emendamenti riammessi alla manovra di Bilancio, avrebbe ovvie conseguenze per la liquidità
“Cepi esprime le proprie perplessità e preoccupazioni riguardo alla possibilità che si profila di trasferire di fatto i Trattamenti di Fine Rapporto dalle aziende ai fondi pensione per la previdenza integrativa”. “Se introdotto il silenzio-assenso, inserito dalla maggioranza di governo nella lista degli emendamenti riammessi alla manovra di Bilancio, avrebbe ovvie conseguenze per la liquidità delle imprese, in particolar modo per le Mpmi. Ora sembrerebbe che la direzione indicata dalla maggioranza, con due emendamenti, sia quella di disporre un semestre di silenzio-assenso per destinare il TFR dei lavoratori alla pensione complementare, in modo da spingere i lavoratori verso questo tipo di previdenza. Ora oltre a non trovare del tutto leale – prosegue Marciano – nei confronti del lavoratore l’idea del silenzio assenso, di fatto si crea una corsia preferenziale che sposta un capitale finora gestito dalle imprese in un asset finanziario”.
“Spostando ancora una volta denaro dalle imprese alla finanza, con tutti i rischi che questo comporta anche per i lavoratori. Certo è che per la aziende sarebbe quantomeno una notevole perdita di liquidità, non proprio uno stimolo per l’economia”. Conclude Rolando Marciano Presidente della Confederazione europea delle Piccole Imprese
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